domenica 13 maggio 2018

nokia 3510

Ci risiamo - direte - di nuovo nokia. Grazie ad una donazione apprezzatissima, il museo si dota di uno splendido esemplare di nokia 3510, in uno stato di conservazione di tale livello da far dubitare che sia stato usato per davvero. Eppure così ci garantisce Bruno, che ringraziamo per averci affidato questo device dual band uscito sul mercato nell'ormai lontano 2002. Le cose da dire sono davvero tante. Andiamo pertanto con ordine.
Cominciamo dalla forma, che è quella caratterizzante per nokia, la cosiddetta candy-bar, che divise in due grandi famiglie il gradimento dell'utenza di quegli anni. Un grande classico, quindi. D'altra parte, in questo telefono, tutto appare classico, pur aggiornando nell'estetica e nelle dotazioni hardware il grande successo imbattuto del 3310. Le proporzioni appaiono ancora ideali: lunghezza, profondità, dimensioni, disposizione di schermo e tasti. Lo schermo è leggermente incassato a protezione in caso di sfregamenti o urti accidentali. A dispetto dell'aspetto senza tempo che potrebbe suggerire ben altre prestazioni, monta ancora un pannello LCD monocromatico. I bordi della scocca ospitano, magistralmente integrati, inserti in materiale plastico semitrasparente che sono in grado di illuminarsi in caso di chiamata o ricezione di messaggi. In questo sicuramente un passo avanti a tanti altri cellulari dell'epoca e anche dei nostri contemporanei smartphone. La tastiera trasmette una sensazione di affidabilità, robusta e pronta a infinite digitazione. I tasti sono ben distanziati, di dimensioni generose senza apparire grossi neppure con lo standard cui siamo abituati dagli smartphones. Il materiale è gommoso, al tempo stesso solido e reattivo. Sul retro, un particolare che esemplifica la capacità della casa produttrice di coniugare estetica e funzionalità, di produrre oggetti semplici ma non dozzinali, attenti ai gusti e alle esigenze degli utilizzatori: una sorta di pinna triangolare, un cuscinetto antiscivolo di colore diverso dalla scocca, risalta nel disegno del dorso e mette a sua volta in evidenza il logo della casa finlandese. Spendo una parola in più per elogiare l'accoppiata di colori dell'esemplare affidatoci: un bianco tendente al panna e un grigio molto scuro.

In conclusione, si tratta di un modello che distanza di piu di tre lustri fa rimpiangere i terminali nokia, e ci interroga circa la possibilità di un ritorno nel prossimo futuro di questi equilibratissimi candy bar, magari dotati delle fantomatiche tecnologie dei filmati "concept" di qualche anno piu tardi, e mai tradotti in veri prototipi. Se realizzati, avrebbero  ancora l'intero mercato ai loro piedi.
Vedi, ad esempio: 
Nokia Gem Concept Phone
Nokia Morph Concept

martedì 5 luglio 2016

Ericsson GO 118

Anno MCMXCV. Siamo agli albori della telefonia cellulare di massa. Eppure siamo già più di un un passo oltre i "bricks" dei motorola della prima ora. E tutto sommato in fotografia il GO 118 non rende neppure così bene. Occorre averlo in mano, per rendersi conto delle dimensioni reali, delle proporzioni e soprattutto dell'ergonomia, oltre che della qualità dei materiali. Questi i tratti salienti di questo modello avanguardista. Se pensiamo che negli stessi anni uscivano modelli dalle forme ancora molto più spigolose o antiergonomiche, questo Ericsson può ben vantare un vantaggio sulla concorrenza, anche in termini di stile. Per quanto riguarda le funzionalità, son costretto a rifarmi all'archivio di gsmarena, di cui nel tempo ho testato la precisione. In caso di errore, comunque, sono ben accetti messaggi di rettifica. Purtroppo, si tratta di un modello che non ebbi modo di provare ai tempi, ed ora non riesco ad accedere al menu per mancanza di una scheda valida: montava ancora nel dorso le grosse schede delle dimensioni di una carta di credito. Alcuni numeri: le dimensioni del telefono sono 145 x 59 x 18; monta una batteria da 1200 mAh che garantiva uno standby di "sole" 36 ore; il display monocromatico ospita 4 righe di testo lunghe 12 caratteri, ovvero le ultime lettere evidenziate in colore di questa frase; il peso è di 215 grammi; la rubrica ospita 100 contatti, la rete GSM utilizzata è monofrequenza e si affida agli ancora funzionanti 900 Mhz. Eppure, nonostante le prestazioni oggi veramente preistoriche, a prenderlo in mano, questo GO 118 sembra essere più recente e performante. Forse per la qualità dei materiali scelti per la costruzione, e per la scelta di una forma ancora in una certa qual misura sensata e proponibile, l'ericsson in questione sembra essere più giovane. Giunge al nostro museo come dono di Diego, nostro sostenitore e contributore principale, che lo acquistò nel lontano 1997 come suo primo telefono cellulare. Ricorda, e forse ci dirà di più in proposito nei commenti, che seguiva il più vecchio GH 218 (a questo proposito, sarebbe terribilmente interessante venire a capo dell'algoritmo dell'assegnazione dei nomi, fino all'improbabile, appunto GO 118, che ricorda più una incitazione che non un insieme di lettere e numeri. Se ci riusciremo, ne riparleremo).
Quel che più mi ha colpito, come dicevo, di questo esemplare, è la sensazione che in casa Ericsson avessero colto nel segno, ed è un impressione ex post, intendiamoci. Allora non la vedevo allo stesso modo, neppure lo ricordavo più. Erano i tempi degli 8700-8900, dei Siemens s10... forse non avevamo ancora deciso quale fosse la forma ideale per noi del telefono cellulare.... ma a distanza di ben 20 (venti!) anni posso dire che il nostro GO 118 potrebbe ancora essere tranquillamente il nostro cordless preferito mentre lavoriamo in giardino: robusto, ottima presa, perfetta la resa tattile della tastiera, buona visibilità dello schermo, dimensione apparentemente dettate da ergonomia e non dalla necessità dell'epoca di caricare i dispositivi di batterie pesanti. Spendo ancora due parole per lodare alcuni particolari, come le tre smussature dello spigolo dello schermo che continuano nella forma di tre scanalature delle plastiche intorno ai tasti funzione ospitati subito sotto. Una finezza, anche se un po' grossolan per gli occhi di chi maneggia un iPhone, che riesce apprezzabile per l'attenzione che dimostra in fase di progettazione. La disposizione dei tasti è immediatamente memorizzabile e l'approccio al loro utilizzo è intuitivo. I numeri e le lettere ben visibili, e non soltanto per la dimensione ma anche e soprattutto per la scelta dei materiali e dei caratteri, la dislocazione dei tasti è simmetrica e lineare. Si veda a questo proposito, come esempio di scelte un poco differenti, il già citato Motorola 8700. [... continua ...]